Le dieci regole del menu ingannevole
Marketing, grafica e descrizioni
accattivanti per spingere
il cliente verso il piatto più salato
El Pais riporta le 10 regole per “taroccare” un menù
È capitato a tutti i frequentatori abituali di locali di ristorazione di arrovellarsi il cervello per decidere cosa mangiare, magari cercando di fare una comparazione tra gusto, qualità e prezzo. Ed è proprio in questa naturale indecisione che scatta la trappola!
El Pais
ha pubblicato i 10 modi per “taroccare” un menù così da indirizzare i clienti verso i piatti più cari, o quelli che il ristorante ha più difficoltà a vendere . Un insieme di “regole” con cui quello che a prima vista è un semplice elenco di piatti può diventare una vera trappola, allo scopo di far spendere al cliente quanto più è possibile. Il tutto in un gioco di grafica, palato e psicologia.
1) Prezzi dei piatti non allineati in colonne. Questo sistema attira l’attenzione sulla descrizione dei piatti e non sul prezzo, inoltre rende più difficoltoso fare un calcolo sulla spesa complessiva.
2) Le portate più care o difficili da vendere vengono piazzate in alto a destra. Il nostro occhio tende a osservare quella porzione di spazio per prima, quindi un cliente che non ha voglia di soffermarsi troppo, sarà naturalmente indirizzato verso quella scelta.
3) Attenzione ai piatti nelle prime e nelle ultime colonne, specie in menù con più pagine. Anche in questo caso per ragioni di percezione naturale, il nostro occhio è portato a privilegiare l’inizio e la fine di un elenco.
4) Diciture tipo “specialità della casa”, “fatto con amore” spesso nascondono portate con un elevato guadagno per il gestore.
5) Anche termini come “biologico”, “cotto in forno a legna”, “direttamente dal mercato del pesce” sono vere strategie di marketing. Spesso non si tratta di menzogne, ma un forno il gestore non deve ricomprarlo ogni volta, quindi specificarlo nel menù può essere un modo per giustificare un prezzo più alto.
6) Una disposizione delle portate “a zig zag” cioè alternando piatti semplici e comuni con quelli dai nomi più interessanti e sofisticati. Un trucco che preme sulla voglia di novità dei clienti.
7) Elementi grafici particolari come sottolineature, cambi di carattere ed elementi grafici attirano lo sguardo, in questi riquadri si possono nascondere insidie.
Posizionare piatti dal prezzo spropositato a fianco ad altre portate molto care a causa delle materie prime. Questo trucco è molto sottile: un salmone affumicato costa ovviamente molto di più di un uovo sodo, ma se l’uovo è posizionato vicino al salmone per contrasto potrebbe avere una sovrastima esagerata. Cioè vicino ad un piatto che costa ad esempio 40€ è possibile trovarne un altro che costa 20, ma magari è quello che costa 20 “troppo caro” proprio perché si è portati a pensare che costa “la metà” dell’altro, quanto magari ha un costo di gran lunga inferiore.
9) Attenzione alle note inserite fuori menù, possono essere piatti poco riusciti di cui il gestore prova a disfarsi prima che vadano a male.
10) L’ultimo trucco è preso a prestito dai supermercati: inserire le cose più economiche ma indispensabili, come l’acqua, nelle note a margine, magari dopo i vini, così da non far venire a mente al cliente che voleva proprio quella e non una bottiglia molto cara.
Questo elenco però dimentica un particolare comune nei ristoranti italiani, specie al sud, cioè l’abilità del cameriere che raccoglie le ordinazioni di indirizzarti sulla “scelta migliore”. Bisogna stabilire se a guadagnarci è il cliente o il gestore. Fonte La Stampa